Father & Sons 286 – Kurt Weill

Kurt Weill , compositore americano di origine tedesca attivo dagli anni ’20 nel suo paese natale e nei suoi ultimi anni negli Stati Uniti, fu uno dei principali compositori teatrali, noto soprattutto per le sue fruttuose collaborazioni con Bertolt Brecht, come la sua opera più nota, “L’opera da tre soldi” che includeva la ballata “Mack the Knife”. Weill sosteneva la Gebrauchsmusik , un termine tedesco, che significa “musica” che esiste non solo per se stessa, ma che è stata composta per uno scopo specifico e identificabile. Questo scopo può essere un evento storico particolare, come una manifestazione politica o una cerimonia militare, oppure può essere più generale, come nel caso della musica scritta per accompagnare la danza, o della musica scritta per essere eseguita da dilettanti o studenti. Il compositore suo contemporaneo Jean Wiener disse di lui: “Ciò che è unico e straordinario nella musica di Weill è che è stato in grado di scrivere musica per tutti… ma come non tutti lo sanno fare…
TRACKLISTING: Apertura Act 1 – Die Moritat von Mackie Messer / Act 2 – Zuhälter Ballade / Nick Cave – Mack the Knife / Ute Lemper – Surabaya Johnny / Elvis Costello – Lost in the Stars / Charlie Haden – Speak Low / Ralph Schuckett with Richard Butler – Alabama Song / The Young Gods – Mackie Messer / The Armadillo String Quartet – Youkali Tango / John Zorn – Der kleine Leutnant des lieben Gottes / PJ Harvey – Ballad of the Soldier’s Wife / My ship (arr. Gil Evans for Miles Davis) / Lou Reed – September Song / 27 – Act 3 – Drittes Dreigroschenfinale

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    Se la musica valesse tanto al kilo, o al barile, con un prezzo fissato in base alla qualità’, tutti nel mondo se la passerebbero molto meglio. Ma i se non sono commestibili, così la musica al massimo continua a sfamare lo spirito e l’immaginazione. Per esempio, L’ Africa è ricca anche di caffè, arachidi, diamanti e bauxite e quant’altro, ma ciò non sembra giovarli più dei suoi immensi giacimenti di ritmo. Quindi se pure la musica fosse cacao, non basterebbe. Ci vorrebbe anche un minimo di correttezza nei rapporti che si snodano tra la terra, il contadino e la barretta di cioccolato. Il prezzo per ora lo decide chi compra. Il Camerun svende il suo caucciù ad una multinazionale, poi riacquista un pneumatico che a Yaoundè vale quattro stipendi medi. Le materie prime valgono sempre meno, le merci di importazione finite sempre di più. Non ce’ sviluppo possibile, così, ma solo un’Africa spolpata due volte. Dall’interno, a forza di dittature feroci e corrotte, da combriccole di ladroni messi li a sorvegliare gli interessi occidentali e a godersi le briciole. Dall’esterno con l’invadenza dei paesi ricchi, quindi industrializzazione coatta, accordi commerciali drogati, pirateria genetica legalizzata che sfrutta gratuitamente ambienti e patrimoni naturali sguazzando nella totale mancanza di leggi in materia. E poi rifiuti tossici vaganti, pochi e scellerati investimenti, traffico di armi e di manodopera a buonissimo mercato, traffico di organi di bambini e di calciatori. L’ Africa ed altri paesi del mondo non hanno assi nella manica, o meglio non hanno nemmeno più neanche le maniche. La musica, almeno quella che col tempo ha potuto coltivare velleità commerciali, evidentemente fa parte di tutto questo. L’ assenza di strutture e malversazioni economiche diffuse la rendono debole, vulnerabile, come una qualsiasi altra risorsa, negata, rubata da chi non la capisce, ma vissuta fino in fondo dalla gente. (Tratto dal libro “Mother Africa e i suoi figli ribelli” di Marco Boccitto @1995
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