Father & Sons 285 – Suicide

FATHER AND SONS
Father & Sons 285 - Suicide
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I Suicide vennero alla ribalta a New York a metà degli anni ’70 ed il loro sound fu caratterizzato subito da una potente miscela minimalista (i synth di Martin Rev) ed una solida base rockabilly evocata dal canto spettrale di Alan Vega ; era un’angoscia metropolitana che sostituiva le chitarre dei Velvet Underground con i sintetizzatori, impersonando la rivoluzione intellettuale della new wave urbana della Grande Mela. L’album omonimo con il quale si presentano al mondo con la loro visione apocalittica nel 1977, una delle pietre miliari della new wave, è pervaso da un martellante tessuto sonoro che viene attraversato da urla disperate di fantasmi che corrono impazziti tra i grattacieli, gemiti agghiaccianti riverberati che evocano la morte dell’umanità`. Il loro suono e` un lamento che striscia nel traffico cittadino. Il canto mortifero di Vega viene alternato da lunghi silenzi, da ansimi e riverberi. Il tappeto sonoro di Rev è il complemento ideale producendo atmosfere di un’intensità quasi religiosa. I racconti non concedono tregua alla condizione umana. TRACKLISTING: Ghost rider / Johnny / Rocket U.S.A., Cheree, Che, Girl, Hot ticket, Dream baby dream, Temptation, Bye bye Bayou, Jukebox baby 96, Red lights down, Power au go go, Frankie Teardrop

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